Secondo una stima dell’Unione nazionale dei giudici di pace (Unagipa), una delle sigle della categoria, ad aderire allo sciopero indetto per i prossimi giorni di luglio sarà il 95% dei giudici di pace. La protesta prende le mosse dalla «la mancata riforma della magistratura onoraria, sulla quale non è nemmeno stato avviato un confronto con la categoria», nonostante gli impegni assunti dal ministero a settembre 2008.
A causa del predetto sciopero si prevede che le cause rinviate durante quella settimana dovrebbero essere circa 170 mila.
La riduzione dei mezzi, l’aumento del lavoro e il mancato riconoscimento di una funzione stabile e continuativa, fatta anche di previdenza ora non garantita, preoccupa i 2.800 giudici di pace. A tutto ciò aggiungasi che la recente riforma del processo civile nonché il ddl sicurezza hanno attribuito al giudice di pace nuove competenze, maggiori per valore, e introdotto il reato di immigrazione clandestina.
Gabriele Longo, presidente Unagipa così riassume la situazione dell’Ufficio del Giudice di Pace di Roma: «L’ufficio dei giudici di pace di Roma è ormai prossimo alla paralisi e in molti altri ancora regna il caos più totale. Non sono luoghi sicuri e idonei per giudicare in futuro un clandestino in un processo simile a quello per direttissima: potrebbe fuggire senza che nessuno se ne accorga», afferma. Il segretario dell’Unione, Alberto Rossi, ha puntato l’indice contro la penuria di personale amministrativo, carente del 50% rispetto alle necessità, e contro «l’irrazionale distribuzione dei giudici sul territorio nazionale».
Le aspettative e le speranze che lo sciopero porti i suoi frutti nascono proprio dal clima di disagio e sovraffollamento degli uffici che sperano di farsi così sentire.