Roma, 15 marzo 2011
L’Associazione Nazionale Giudici di Pace ha proclamato l’astensione totale dalle udienze e dalle attività amministrative dal 4 all’8 aprile, unitamente alle organizzazioni dei magistrati onorari di tribunale (got e vpo).
Non è possibile tollerare oltremodo il trattamento che il governo ci riserva.
1. I giudici di pace non godono di alcuna tutela previdenziale (che era invece prevista per i giudici onorari aggregati) ed assistenziale, sono in buona sostanza lavoratori “in nero” dello Stato.
2. La loro permanenza nelle funzioni dipende da un atto discrezionale dell’esecutivo, che attualmente si estrinseca in una proroga trimestrale.
Ciò è inaccettabile, in quanto tale tipo di proroga lede gravemente la dignità, l’autonomia e l’indipendenza del giudice di pace, magistrato appartenente all’ordine giudiziario, la cui funzione è espressamente prevista nella Carta costituzionale all’art. 116 e su cui gravano i medesimi doveri dei giudici di carriera. Il sistema delle proroghe si fonda su un decreto legge. Non possiamo accettare che la permanenza nelle funzioni di un magistrato giudicante con funzioni proprie e non delegate dipenda da un provvedimento meramente discrezionale dell’esecutivo.
Ci si deve rendere conto che solo attraverso la continuità del mandato, mediante conferme quadriennali, è possibile assicurare la necessaria autonomia ed indipendenza del giudice, come è già avvenuto per i magistrati tributari e per i magistrati onorari minorili. Nel nostro caso si attuerebbe un sistema eminentemente meritocratico
In definitiva l’attuale status dei magistrati di pace è in patente contrasto con la Carta costituzionale, le direttive comunitarie in materia di trattamenti riservati ai giudici onorari, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, la Carta di Strasburgo e con la raccomandazione del 17 novembre 2010 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa CM/Rec (2010)12.
3. Il governo è gravemente inadempiente rispetto agli impegni assunti.
L’esecutivo, che in un primo momento aveva manifestato la propria disponibilità ad accogliere le principali istanze della magistratura di pace e con il quale abbiamo intavolato un lungo confronto concretizzatosi in una molteplici incontri, ha espressamente rigettato tutte le nostre richieste. In specie ha detto no, senza fornire alcuna motivazione, alla previsione della continuità ed al riconoscimento di tutele previdenziali ed assistenziali.
Le nostre istanze vanno nell’interesse del Paese e state recepite in alcune delle proposte di legge presentate da parlamentari ed in specie nella proposta di legge n. 2788 elaborata nella passata legislatura dall’attuale ministro Alfano, che prevedeva continuità delle funzioni e copertura previdenziale. Il ministro non ha mai inteso in alcun modo spiegare perché quella proposta non possa costituire la base di discussione parlamentare, trincerandosi dietro la presunta carenza di risorse.
Ebbene per la previdenza dei giudici di pace occorrono pochi milioni di Euro. Tale discorso non è sostenibile in alcun modo in un Paese che rappresenta la settima/ottava economia al mondo.
L’azione di sensibilizzazione diuturna ed incessante dell’Associazione ha portato (cosa che non ha precedenti) alla presentazione in Senato di ben sette emendamenti bipartisan al decreto milleproroghe che prevedevano la continuità delle funzioni, autorevolmente sostenuti dal Presidente della Commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli, dai senatori Benedetti Valentini, Centaro ex presidente della Commissione antimafia, Boscetto, Gramazio (PDL) e D’Alia, Pistorio, Oliva (UDC), ma anche a cagione dell’opposizione del governo gli stessi sono non sono stati approvati.
L’esecutivo ha pervicacemente disatteso vari ordini del giorno che pure aveva dichiarato di voler accogliere, tra gli altri l’ordine del giorno A.C. 3778-A del 20 novembre 2010 con cui la Camera impegnava il Governo ad avviare in modo concreto una riforma organica che assicuri la stabilizzazione dei magistrati di pace, in linea con le direttive comunitarie in materia di trattamenti riservati ai giudici onorari, con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e la Carta di Strasburgo ed il più recente odg A.C. 4086-A, avente il medesimo contenuto.
Il governo ha recentemente riproposto la figura dell’ausiliario del giudice, che introduce nel nostro ordinamento un “quasi-giudice della quarta età”, rigettando quella che poteva costituire la soluzione definitiva al problema della lentezza dei processi, che consiste nell’estendere innanzitutto le competenze del giudice di pace, nel civile con un aumento della competenza per valore fino a 25.000 euro, attribuendo in via esclusiva la materia condominiale e quella dell’esecuzione forzata mobiliare e nel penale l’intera materia contravvenzionale.
La mancata consultazione della magistratura di pace associata sul tema del riordino delle piante organiche rischia di produrre l’effetto di minare l’emananda riforma del giudice di pace (che, unica nostra proposta accolta, prevede invece la riduzione del numero dei magistrati di pace in pianta organica) con conseguente irreparabile destabilizzazione della categoria.
Anche la mediazione mortifica il ruolo essenziale del Giudice di Pace. Abbiamo chiesto ufficialmente al governo di riservare la mediazione in via esclusiva al magistrato di pace o tutt’al più di eliminare l’obbligo per il cittadino di adire la mediazione per le materie di competenza del giudice di pace, prevedendo la mera facoltà Anche in questo caso il governo ha respinto la nostra proposa.
È infine inaccettabile il mancato adeguamento dell’indennità secondo gli indici ISTAT, come previsto dalla legge istitutiva 374/91, ma mai avvenuto dal 1999 ad oggi. Pertanto i magistrati di pace hanno patito un notevole impoverimento: mentre gli altri impiegati pubblici negli stessi anni hanno goduto di aumenti retributivi fino al 35%, le retribuzioni dei giudici di pace sono rimaste ferme.
Il giudice di pace non merita questo trattamento. Nel nostro Paese è l’unico magistrato che celebra il processo breve, con giudizi che hanno in media una durata inferiore all’anno e su di esso grava oltre il 50% del contenzioso civile.
E’ sotto gli occhi di tutti la precisa volontà di mortificare la magistratura di pace ed onoraria.
Noi tutti non lo consentiremo.
Il Presidente
Vincenzo Crasto