L’agitazione dei Giudici di Pace continua con uno sciopero di una settimana dal prossimo 12 Marzo 2012.
Segue lettera inviata al Ministro Severino.
Illustre Ministro,
sabato 18 febbraio u.s. il Direttivo Nazionale della nostra organizzazione ha dato mandato agli organi direttivi per la proclamazione di un nuovo sciopero dei gdp ed altre azioni di protesta. In tale occasione abbiamo letto e commentato, tra l’altro, le lettere da Lei inviateci il 28 novembre 2011 e il 30 gennaio 2012 ed abbiamo registrato l’unanime delusione dei presenti per l’atteggiamento evasivo della nuova amministrazione nei confronti della categoria dei giudici di pace, nonostante che siano già trascorsi tre mesi dall’insediamento del nuovo Governo.
Ci riferiamo non solo alla mancanza di un incontro con i rappresentanti istituzionali di una categoria tanto importante per la qualità e quantità della funzione svolta, ma anche e soprattutto alla mancanza di una risposta sulla posizione del Dicastero e del Governo sulle questioni prioritarie da noi sollevate, ossia la necessità di attribuire ai giudici di pace un trattamento che riconosca diritti fondamentali, di rango costituzionale, attualmente negati, quali la continuità del rapporto, la tutela previdenziale ed adeguate garanzie di indipendenza e autogoverno.
Chi si preoccupa davvero dei gravi problemi della Giustizia nel nostro Paese ed intenda risolverli con misure concrete ed effettive, deve assumere una posizione chiara e forte, scevra da condizionamenti esterni, sull’esigenza insopprimibile di assegnare una funzione, così importante come la giurisdizione, a dei veri professionisti, preparati, efficienti, imparziali ed indipendenti, riconoscendo loro necessariamente i diritti fondamentali costituzionalmente protetti.
La categoria non può accettare la mancanza di una posizione chiara del Governo, né tanto meno che i propri rappresentati siano consultati a cose fatte, e cioè solo dopo che il Governo ed il Parlamento avranno deciso i principi cardini che necessariamente devono essere fissati nella legge delega.
Una volta approvata la delega legislativa, vieppiù se mediante lo strumento emendativo, come già inopportunamente tentato alla Commissione Giustizia del Senato dal Sottosegretario Zoppini in sede di conversione in legge del decreto sulle disposizioni in materia di processo civile, facciamo davvero fatica a comprendere quali dovrebbero essere i contenuti di un confronto con le associazioni di categoria, che sono interessate principalmente a conoscere i principi cardine sui quali si fonderà la riforma, i quali vincoleranno ogni successiva scelta del Governo.
Per altro verso, i giudici di pace rifiutano di essere “ghettizzati” in una categoria, quella dei “funzionari onorari”, tanto complessa e disorganica che viene impropriamente utilizzata, come la più attenta e qualificata dottrina non ha mancato di denunciare, solo allo scopo di giustificare la negazione dei diritti fondamentali.
Evitiamo banali semplificazioni parlando di “magistratura onoraria”.
La giurisdizione ordinaria è unica e tale deve essere anche il personale investito di tale potere: una magistratura ordinaria unica, che, pur nella diversità delle competenze attribuitegli dalla legge, garantisca, in ogni caso, professionalità, preparazione, indipendenza e prestigio.
Un giudice senza diritti e “senza cittadinanza”, subalterno al magistrato di carriera, giammai potrà assicurare tali requisiti minimi!
In uno Stato moderno e democratico è inaccettabile che possano esistere ancora diverse categorie di magistrati, tra i quali principalmente i giudici di pace, la cui caratteristica fondamentale e distintiva è quella di essere sfruttati dallo Stato e di vedersi quotidianamente denegati quei diritti fondamentali che loro stessi hanno il compito di garantire a tutti i cittadini. Con i migliori saluti
Il Presidente Nazionale Il Segretario Generale
Gabriele Longo Alberto Rossi