Tornano in sciopero, a distanza di appena un mese, i giudici di pace, che, dopo l’astensione della settimana a cavallo fra fine settembre ed inizio ottobre, si asterranno di nuovo dalle udienze a partire da domani 4 novembre e sino al 10 novembre, per protestare contro il progetto di riforma della magistratura onoraria predisposto dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando, che non riconosce nessuna delle richieste della categoria, accentuandone il precariato e la lesione di elementari diritti retributivi e previdenziali. Lo sciopero segue l’astensione dei magistrati onorari di Tribunali e Procure della settimana del 20-24 ottobre scorsi. “Avevamo avvertito il Ministro Orlando che non ci saremmo fermati e continueremo nelle azioni di protesta sin quando il disegno di riforma predisposto dal Ministero della Giustizia non verrà ritirato e radicalmente modificato, conformemente agli impegni assunti dal Ministro già a marzo di quest’anno, impegni integralmente disattesi” dichiara il Presidente dell’Unione Nazionale dei Giudici di Pace Mariaflora Di Giovanni. “Non è accettabile che un Ministro della Repubblica prima assuma impegni precisi, anche mediante comunicati ufficiali diramati alla stampa o pubblicati sul sito istituzionale del suo Dicastero, in relazione alla durata del rapporto ed al trattamento economico e previdenziale dei giudici di pace e degli altri magistrati onorari, e poi disattenda clamorosamente tali impegni presentando al Consiglio dei Ministri un disegno di legge che va nel senso opposto, in quanto accentua la precarietà del rapporto dei giudici di pace, che si ritroveranno ad esercitare a tempo pieno la funzione giudiziaria con un aumento della competenza generale per valore addirittura pari al 600%, ma senza che siano loro riconosciuti i più elementari diritti costituzionali (stabilità del rapporto, tutela della maternità e della salute, previdenza, garanzie di indipendenza), arrivando addirittura a rimettere alla discrezionalità della pubblica amministrazione lo stesso pagamento degli stipendi” insiste il Segretario Generale Alberto Rossi “il tutto a danno dei cittadini che dovranno chiedere Giustizia dinanzi ad un giudice precario, senza diritti, che sarà investito della trattazione di oltre l’80% del contenzioso civile, ma non potrà assicurare indipendenza, terzietà e professionalità”. Si prevede che, in conseguenza dell’astensione, oltre 200.000 procedimenti slitteranno al 2015.
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